Neuroscienze
I Neuroni Specchio
Definizione e funzionamento
Nell’ articolo “I Segreti della Mente” ho trattato di come Ramachandran abbia fatto luce su alcuni peculiari aspetti di funzionamento della mente: partendo dallo studio della sinestesia ed il meccanismo neuronale che la sottende, ovvero quello della attivazione incrociata, è arrivato ad ipotizzare la base neuronale della metafora, per sostanziare che ai soggetti dotati di particolare talento artistico, farebbe difetto “il gene della potatura”: esso, difatti, non poterebbe connessioni ridondanti per cui i soggetti sarebbero più inclini a coltivare collegamenti tra i concetti, astrazioni ed utilizzi metaforici.
E’ sempre Ramachandran che asserirebbe che “i Neuroni a Specchio“ saranno per la psicologia quello che il dna è per la biologia”. La scoperta dei Neuroni Specchio all’ inizio degli anni novanta, orgoglio italiano di G. Rizzolatti ed equipe, si può senza ombra di dubbio annoverare quale scoperta scientifica sorprendente: una vera e propria rivoluzione scientifica. Questi Neuroni metterebbero in evidenza il fatto che, proprio dal nostro patrimonio motorio, discenderebbe il riconoscimento degli altri, delle loro azioni ed intenzioni: sono questi stessi Neuroni Specchio a permettere al nostro cervello di correlare gli atti motori osservati a quelli del proprio background, attribuendogli così significato specifico.
Il poter e saper cogliere nelle altre persone reazioni motorie ma persino emotive, sarebbe connessa ad un insieme di aree connotate da proprietà specchio!. I Neuroni Specchio spiegherebbero fisiologicamente la capacità dell’uomo di porsi in relazione con l’altro: quando osserviamo un nostro simile compiere un’azione, si attivano nel nostro cervello i medesimi circuiti neuronali che si attiverebbero se fossimo noi in prima persona a compiere quella azione; e questo anche se immaginassimo o visualizzassimo di compierla quella azione.
I circuiti nervosi attivantesi sono quelli che “richiamerebbero” azioni simili compiute da noi nel passato.
Esempio: in un ballerino di danza moderna, vedendone un altro ballare, od immaginando di farlo lui stesso, si attiverebbero i Neuroni Specchio; ciò non accadrebbe verosimilmente se assistesse ad un danzatore di danza contemporanea. Così come per la comprensione delle azioni motorie, anche per il riconoscimento delle emozioni altrui, i Neuroni Specchio giocherebbero un ruolo cruciale.
Mediante studi sperimentali delle Emozioni Primarie, si è arrivato a postulare che, un essere umano osservante in un altro ad esempio una reazione di rabbia, attiverebbe in sé lo stesso substrato neuronale collegabile alla percezione esperita personalmente relativamente alla stessa tipologia di emozione. Sia i comportamenti motori, le Emozioni ma anche il Linguaggio, farebbero riferimento, per peculiari aspetti, ai meccanismi di “risonanza” inerenti al sistema motorio.
E per “tirare le somme” un po’ di storia: i Neuroni Specchio sono stati scoperti dapprima nella scimmia, specificatamente localizzati nella sua corteccia premotoria. Le stesse scariche elettriche si registravano sia che la scimmia avesse compiuto un determinato atto motorio (afferrare un oggetto ad esempio) sia che avesse visto qualcun’ altra compierlo.
La presenza dei Neuroni Specchio si ravvisò sia nei lobi frontali e prefrontali in quello parietale inferiore, ed alcuni anche nell’area di Broca (area del linguaggio). I Neuroni Specchio sono neuroni motori ed,a questo punto, una domanda lecita sarebbe: “Perchè il sistema motorio conterrebbe neuroni “rispondenti”alla visione di atti motori altrui?” La risposta potrebbe risiedere nel fatto che, tali neuroni, sarebbero molto funzionali alla comprensione delle altrui azioni ed intenzioni: una sorta di anticamera per la potenziale strutturazione della empatia.
Cercherò con un esempio di spiegare il meccanismo specchio: Marco afferra una posata e, nel farlo, sa chiaramente cosa sta facendo; ed è l’attivazione di una serie di neuroni motori che preparano il gesto di “afferrare la posata” a fornire a Marco tale consapevolezza. Quando egli osserva un’altra persona compiere lo stesso atto, si attivano in lui gli stessi neuroni di quando era egli stesso protagonista dell’atto motorio, per conferirgli una rappresentazione motoria, ovvero “atto motorio potenziale”, del gesto compiuto dall’altrui persona.
Marco comprende cosa l’altro sta facendo perchè l’atto motorio potenziale osservato nell’altrui soggetto è il medesimo che si viene a generarsi volontariamente il lui quando prepara od agisce lo stesso comportamento. Ecco molto probabilmente il perchè, l’opera di G Rizzolatti e C. Sinigaglia reca il titolo “So quel che fai”.
Il fatto di sapere ed essere consapevoli che l’effetto immaginato e visualizzato sia al pari di quello reale, spalanca le porte a diverse tipologie di intervento anche nell’ambito psicoterapico: e se si facesse visualizzare ad esempio ad uno sportivo,con severa ansia da prestazione, la propria prestazione? Ed ad una persona traumatizzata la sensazione della propria efficacia, magari esperita già nel proprio passato di fronte a certe performance e/o eventi?.
Scenari questi, aperti a molte declinazioni, le quali potrebbero essere funzionali, curative, terapiche per diverse tipologie di esistenze umane e per le loro relative costellazioni di disturbi, sindromi e problematiche.
Cervello di Artista: difettosità del “Gene della Potatura?”
Un aspetto molto interessante trattato da Ramachandran, esperto mondiale indiscusso nel panorama delle Neuroscienze, è quello del “Cervello dell’Artista”. A tal proposito il neologismo “Neuroestetica” starebbe ad indicare la capacità degli scienziati di analizzare le loro congetture, attraverso l’analisi diretta ed empirica del cervello.
L’ambizione della Neuroestetica si tradurrà nel poter comprendere nel futuro prossimo, maggiormente e sempre più, le connessioni esistenti tra le trenta aree della Corteccia Visiva del Cervello ed il Sistema Limbico, le loro logiche interne e le loro basi evolutive. E’ il lobo parietale destro ad essere preposto a quello che è il senso della forma artistica.
Ramachandran elabora le dieci regole universali dell’arte: Iperbole, Raggruppamento percettivo, Nascondino visivo, Isolamento modale, Metafora, Equilibrio, Ripetizione ritmo e ordine, Contrasto, Simmetria, Avversione per le coincidenze sospette e la singolarità ed equilibrio. Di seguito verranno riportate quelle fondamentali, con i corrispondenti esempi esplicativi:
· Iperbole: sintatticamente trattasi di una figura retorica, con la quale si esagera la descrizione della realtà, amplificandone aspetti in eccesso o difetto (ipobole). Esempi: “darei la testa per comprarmi quella auto fiammante”. In tal senso l’arte può dirsi agli antipodi del realismo, è scientemente iperbole, esagerazione, distorsione della realtà.
· Raggruppamento percettivo: se vi capita di andarlo a vedere, un esempio di questa categoria potrebbe essere il cane dalmata di Ron James. Tale operazione di astrazione utilizza la cosiddetta “via evoluta” della vista; e non appena essa riesce a distinguere l’oggetto dal contesto-sfondo, invierà tramite i centri encefalici cerebrali un messaggio al sistema limbico del tipo “ah! Ecco il muso di un cane”. Da questo primo step, si procederà ad una risoluzione progressiva della figura e quindi del “problema target”.
· Nascondino visivo: quale risoluzione dei problemi percettivi. Perchè un corpo velato seduce maggiormente di uno nudo ad esempio? La risposta è di tipo evolutivo ed è: “Perchè se ne trae più piacevolezza, soddisfacimento nella ricerca prima e nella la scoperta poi”. Il cervello umano è “progredito” in ambienti mimetici ed è proprio la connessione tra i centri emozionali e quelli visivi a permettere che il processo di ricerca di soluzione sia gradevole (vedi l’essere alle prese con la risoluzione di un puzzle).
· Isolamento modulare: tale categoria incarna l’aforisma “meno è più”. Il Cervello Umano è così strutturato da non contemplare la presenza contemporanea di due moduli contenenti attività neuronali che si sovrappongono.
· La metafora: essa è tanto più evocativa e comunicativa, quanto più i termini di cui la stessa è composta sono “lontani” all’interno del campo semantico. Si “parla” difatti di “giusta tensione della metafora”: essa non deve essere né troppo complicata né particolarmente afferrabile subitaneamente.
Per comprendere la base neuronale della Metafora, si parte dallo studio della Sinestesia; trovare la base neuronale di questa ultima infatti (da ricercarsi chiaramente nel cervello), permetterebbe di entrare in possesso di dati sperimentali, i quali riuscirebbero a fare chiarezza su alcuni settori esclusivi della mente, quale appunto la Metafora.
Procediamo con ordine: la Sinestesia è un fenomeno reale, ed il meccanismo che può spiegarla è quello della Attivazione Incrociata. Studi con le Neuroimmagini spiegano meglio il concetto.
Test clinico della sinestesia: far apparire sul monitor una serie di “5” disposti a caso, in cui sono inseriti dei “2”. Le persone “normali” proverebbero molta fatica a distinguerli; mentre i Sinestetici che vedono i numeri colorati, li scorgerebbero subito. La Sinestesia più frequente è quella del tipo Numero-Colore; sia l’area del riconoscimento del colore e quello dei numeri si trovano molto vicine nel lobo Temporale; per cui si è inferito che, nei Sinestetici, si attiverebbe un’Attivazione Incrociata, data da una Mutazione genetica nel cervello, che scaturirebbe prima dello stadio in cui il numero giunga alla consapevolezza conscia del soggetto.
Ma come mai si verificherebbe tale attivazione incrociata? Prima ipotesi: Presenza difettosa del gene della potatura; ovvero di quel gene deputato a tagliare connessioni ripetitive, ridondanti, allo scopo di poter stabilizzare l’Architettura dei moduli del cervello adulto. Tale difettosità si tradurrebbe nella attivazione incrociata di aree separate, ma contigue del cervello.
Seconda ipotesi: Presenza di uno squilibrio chimico. L’incidenza della sinestesia sarebbe sette volte più frequente tra poeti, pittori, scrittori, in una sola parola, artisti. E da qui il collegamento con la Metafora: se il gene della “Attivazione Incrociata” o “iper connettività” si dovesse esprimere in maniera più diffusa (e non solo nel giro fusiforme del lobo Temporale ed angolare ad esempio), allora si assisterebbe di conseguenza ad un implemento della iper connettività in tutto il cervello; e ciò a sua volta predisporrebbe maggiormente a creare Metafore ed unire concetti in superficie slegati.
Il cervello dell’Artista sarebbe caratterizzato da un eccesso di connessioni, attivazioni incrociate che gli permetterebbe di relare concetti con minore difficoltà rispetto alle altre persone.
Per concludere ecco di sotto riportata una panoramica della peculiarità delle diverse funzioni dei due emisferi cerebrali:
Emisfero Sinistro del cervello umano:
· Logica
· Lingua, parole (parlare,leggere,scrivere)
·Afronta una cosa alla volta
· Elabora informazioni in modo lineare
· Compie operazioni in modo sequenziale
· Calcolo matematico
· Dogmi e vecchie regole
· Vecchie soluzioni a nuovi problemi
· Comunicazione logica
· Mette in sequenza (linearità,lista)
· Classifica
· Ragiona
· Memoria verbale
· Dettagli
· Bianco e nero
· Metodi
· Nota le differenze
· Scompone
· Pone obiettivi
· Si “ammala”
· Tempo (prima e poi)
· Orecchio sinistro (linguaggio, particolari del discorso)
· Orecchio destro (vedere da vicino, mettere a fuoco)
· Spazio in due dimensioni
Emisfero destro del cervello umano:
· Istinto
· Disegno, musica, canto, arte, danza
· Integra diversi input contemporaneamente
· Percepisce e pensa in modo olistico
· Sede dei sogni
· Spirituale, sacro e mistico
· Interpreta forme e volumi
· Dà nuove regole
· Nuove soluzioni a vecchi problemi
· Comunicazione gestuale ed emozionale
· Visione d’insieme, schemi
· Percezione
· Sintesi
· Memoria visiva
· Globale
· Colori
· Intuito
· Nota le somiglianze
· Ricompone
· Più sensibile alle idee
· Può “guarire”
· Focalizza sul presente (qui ed ora)
· Orecchio sinistro (musicale, discorso in generale)
· Orecchio sinistro (vedere da lontano, spaziare)
· Spazio in tre dimensioni
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