Psicologia
clinica
Caso di odontofobia
Modus operandi psicoterapeutico con l’Ipnosi
“Fobia” è un termine generico per indicare una paura dall’entità molto elevata, fondamentalmente irrazionale, automatica, condizionante il normale espletamento delle attività quotidiane del soggetto.
La sua etimologia deriva dal greco “phobos“, ovvero timore; e tale diviene, in una spirale che si autoalimenta nelle esperienze soggettive della persona, patologico per l’appunto.
Capita molto frequentemente ad esempio, che i bambini (ma anche gli adulti) abbiamo terrore di sedersi sulla poltrona del dentista; rendendo molto difficoltoso sia l’approccio comunicativo interpersonale che di fatto quello operativo.
Etichettare una fobia, in questo caso l’odontofobia, è molto più semplice che capirne l’essenza e riuscire ad intervenire efficacemente.
Che cosa si può fare con un bambino e/o adulto letteralmente paralizzato dalla paura sulla sedia del dentista?
Ecco, forse è proprio alla parola “paralizzato” che bisognerebbe apporre l’attenzione.
Si sa che l’utilizzo della Ipnosi è trasversale a molti campi applicativi, ivi compreso quello
odontoiatrico.
L’Ipnosi suscita fenomeni ideomotori (grazie all’idea per la quale la persona è focalizzata dentro di sé), come ad esempio la catalessia, l’iperestesia (ovvero rendere una parte del corpo molto sensibile agli stimoli esterni e/o suggeriti), l’anestesia, l’analgesia, solo per citarne alcuni.
L’Ipnosi naturalistica (Ericksoniana) non “combatte” mai le resistenze del soggetto, ma le accoglie per arrivare in talune circostanze (a fini meramente terapeutici) a prescrivere alla persona stessa il proprio sintomo, ovvero “ciò che le viene da far meglio”: ciò viene definito come prescrizione paradossale implicante l’iniziale rinforzo delle resistenze del soggetto stesso.
Per ritornare alla domanda di cui sopra, ovvero “che cosa poter fare operativamente?<“, ecco alcuni passaggi essenziali, in cui temporalmente lo step successivo è l’esito del superamento di quello precedente:
1) Accogliere tout-court l’impasse fobica del soggetto, creando così una comunicazione funzionale al raggiungimento dell’obiettivo stesso.
Etimologicamente il termine bruxismo deriva dal greco “bruko“, che letteralmente significa digrignare i denti e farli stridere: tale fenomeno implica la muscolatura a carico della masticazione, soprattutto durante il sonno (ma è un fenomeno anche diurno).
Costellazione sintomatologica
I sintomi di chi soffre di bruxismo sono i seguenti:
· Rigidità delle spalle
· Mal di testa
· Dolori a carico dei muscoli facciali
· Dolore e rigidità a carico della articolazione facciale e mandibolare
· Risveglio dal sonno
Costellazione delle conseguenze riportabili da tale pratica
Sommariamente evidenziabili in:
· Abfraction (il colletto del dente viene privato dello strato di smalto)
· Ipersensibilità dentale
· Abrasioni del dente
· Calcificazioni e necrosi della polpa
· Fratture parziali o totali del dente
· Automanomissioni a carico di precedenti “lavori” odontoiatriciAl bruxismo è solitamente e convenzionalmente attribuito il termine di parafunzione, proprio per il suo movimento afinalistico.La dinamica del fenomeno a livello di durata è rintracciabile all’interno di un range che va dai 5 ai 10 secondi ed è reiterabile fino a svariate volte nella stessa notte: esso, inoltre, sembrerebbe comparire nella fase II del sonno (dato riscontrabile difatti nei tracciati EEG).Tale fase II è caratterizzata da una attività di tensione alquanto bassa (fase non REM) le cui onde (per frequenze) sono vicine alle onde theta (3-7 Hz).Piccola precisazione: gli elementi costitutivi di tale fase sono i fusi del sonno (spindles), onde con frequenza di 12-16 Hz con durata massima di 1,5 secondi, atti alla inibizione
della elaborazione delle informazioni non necessarie, ed i complessi K (forme di onde ad alto voltaggio), responsabili del consolidamento della memoria durante il sonno e della soppressione dell’eccitazione corticale verso stimoli non ritenuti pericolosi da parte del cervello addormentato.
Il bruxismo è da distinguersi dal fenomeno del trisma inteso quest’ultimo quale una contrattura spastica dei muscoli della mandibola ovvero masseteri che rendono difficoltosa od addirittura impossibile l’apertura della bocca stessa.
Ma come si può intervenire sul bruxismo dal punto di vista terapico e specificatamente ipnotico?
I passaggi fondamentali sono temporalmente definiti, nel senso che uno si può attivare se prima è stato esaudito il precedente.
1) Impartire, ad esempio, la suggestione post-ipnotica molto neutra, non dettagliata, di modo tale che il soggetto si possa sentire debitamente rappresentato, ciò a sua volta creerà un’iniziale clima di fiducia ed altamente motivazionale (per il soggetto stesso di seguire future suggestioni). Esempio: “‘non appena metterete la testa giù, (senza nominare la parola cuscino perché ognuno ha le proprie abitudini) vi addormenterete…”
2) Andare a costruire (e successivamente nutrire) il legittimo orgoglio narcisista del paziente per il fatto di saper entrare in uno stato di sonno fisiologico profondo.
3) Le suggestioni che si possono scegliere potrebbero essere ad esempio: “…è cosi magico il momento in cui si va a dormire…e ci si può finalmente distendere pienamente sul letto…il nostro…ed è così meraviglioso saper cadere in un profondo sonno fisiologico…
4) Tale passaggio implica il cambiamento o meglio la ristrutturazione. In Ipnosi quest’ultima è definibile come la ri-organizzazione e ri-significazione di una particolare esperienza di vita del soggetto, di modo tale che i suoi comportamenti e potenzialità possano divenire funzionali ed adattivi alla vita che egli stesso conduce.A questo precipuo livello ci sono svariate possibilità operative. M. Erickson, fondatore dell’Ipnosi naturalistica, ad esempio cita le seguenti: l’idea sottesa è quella di condizionare il bruxismo a svariate idee più o meno ristrutturanti (in positivo), più o meno scomode ed altamente disagevoli.
3-a) Si condiziona il soggetto sia a svegliarsi ogni qualvolta digrignerà i denti, sia ad associare al bruxismo l’idea dell’esercizio fisico nel modo che segue:
“…è così bello ed appagante avere una buona stretta di mano…e la gente solitamente, e per la maggior parte è davvero molto, molto pigra nel fare esercizio fisico…ogni volta che ti capiterà di digrignare i denti eserciterai sempre più una buona stretta di
mano…un’ottima stretta di mano…una stretta di mano che difficilmente chi incontrerai si dimenticherà e (quindi) ammirerà…”
Strategicamente si è “operato” in tre versanti:
il primo caratterizzato dall’aver condizionato il bruxismo all’idea dell’esercizio fisico;
il secondo consistente nell’aver sviluppato nel soggetto in questione un atteggiamento positivo verso il bruxismo (in quanto associabile all’esercizio fisico);
il terzo e l’ultimo concernente l’aver reso l’abitudine del bruxismo una cattiva abitudine; di fatto a chi piacerebbe sistematicamente e per archi di tempo lunghi svegliarsi la notte
improvvisamente a causa del digrignare dei denti?
Soprattutto coi bambini tale condizionamento si rivela molto utile: renderli difatti orgogliosi del loro “esercizio fisico” significa implicitamente renderli altrettanto orgogliosi della loro forza, quindi della loro stretta di mano; ed ecco la ristrutturazione altamente positiva di atteggiamento verso il bruxismo.
3-b) Un’altra ipotesi di intevento, si traduce nell’impartire la suggestione (condizionare all’idea che…) che ogni qual volta il soggetto digrignerà i denti, dovrà masticare della gomma, appositamente presente in bocca per un arco di tempo. Subito dopo tale compito riporre la stessa molto attentamente contro la guancia.
Qui il professionista si potrebbe dilungare con la precisa descrizione dei dettagli da impartire quale, ad esempio, a che altezza della guancia riporre la gomma, con quanta intensità e quanti “colpi della lingua”… tale da rendere il tutto altamente ipnotico quindi terapico.
In tutti questi esempi, il filo conduttore riguarda la trasformazione delle cattive abitudini.
L’obiettivo finale si traduce nel renderle imperfette, disagevoli o alterandole nel loro carattere, più precisamente nella funzione comportamentale e/o valore ad esse sottese.
Dott.ssa Elena Furlan Psicologa clinica Ipnosi e Psicoterapia Ericksoniana
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