Ipnosi
L’Ipnosi
Prezioso strumento terapeutico
Permettere di attingere alle risorse e capacità già presenti nel soggetto, quale background esperienziale dello stesso e, successivamente permettergli, attraverso condizioni altre, di utilizzare tali risorse in modo funzionale; è compito principe dell’Ipnosi. Solitamente per “gli addetti ai lavori” si differenziano due tipologie di Ipnosi: quella classica, per così dire ortodossa e, quella naturalistica, della nuova Ipnosi ovvero Ericksoniana.
La prima, utilizza tecniche dirette, le quali racchiudono in se una forte componente ingiuntiva, e le direttive sono chiare, rapide, semplici, esplicite, letterali, definite. Nella seconda tipologia, quella Ericksoniana, vi è una forte componente indicativa; e le direttive invece sono oscure, derivate, lente, implicite, indefinite, equivocabili. Solitamente nell’Ipnosi classica l’obiettivo terapeutico e le direttive coincidono; in quella Naturalistica, nell’utilizzo delle tecniche indirette, l’obiettivo terapeutico è implicato per via analogica, attraverso le prescrizioni date dal terapeuta al paziente, anche se lo stesso M. Erickson, fautore della neo Ipnosi, utilizzava pure lui modalità dirette, non autoritarie.
Difatti, l’approccio “Autoritario”, anche se diretto, e quindi potenzialmente atto a suscitare nel paziente forme di resistenza per le prescrizioni impartite; può risultare invece utile per interrompere schemi cognitivi stereotipati del paziente. E’ infatti proprio l’effetto sorpresa che, attraverso il suo dispiegarsi in diverse sfumature e declinazioni, (dal mero comportamento assertivo alla ordalia: intesa questa ultima una prescrizione paradossale dal carattere ingiuntivo), modula circuiti cognitivi cronicizzati e disfunzionali.
In genere il comportamento autoritario, può rivelarsi utile se: accarezza un bisogno inconsapevole di regredire da parte del soggetto; non è considerato quale modalità esclusiva del modus operandi terapico; è “in linea” con la diagnosi nosografica (attraverso ad esempio il DSM, manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) e quella ipnotica (che si basa sul prendere in considerazione diversi parametri del paziente; i quali si snodano in diverse direzioni; dal canale sensoriale utilizzato preferibilmente dal soggetto,al suo stile espositivo, alle modalità di attribuire internamente od esternamente l’origine dei problemi che riporta in seduta ed altro).
Per indurre lo stato di trance (definibile quale alterato ma fisiologico stato di coscienza) ad esempio, nella Ipnosi classica, il guardare un punto fisso di fronte a noi così come il contare progressivamente a ritroso sono annoverabili tra le tecniche dirette.
Nella Nuova Ipnosi, sia le tecniche per indurre la trance che le suggestioni, sono ritagliate ad personam; esse difatti, vengono calibrate in base alla storia di vita del soggetto, alle sue peculiarità e vulnerabilità personologiche ed agli obiettivi della terapia stessa. Le suggestioni utilizzate dal sarto-terapeuta, comunicano alla mente inconscia del soggetto; che a differenza di quella conscia (altra parte di cui è costituita la mente) ne recepisce l’essenza e le utilizza e rimaneggia in base alle esigenze del soggetto; è proprio tale comunicazione con la mente inconscia a strutturare la base per il cambiamento.
Questo ultimo a sua volta, viene a delinearsi, come scritto sopra precedentemente, attraverso la destrutturazione di schemi abituali di riferimento e ricostruzione di altri più funzionali: nuovi schemi permettono nuove associazioni mentali e nuovi sentieri neuronali. E’ importante sottolineare come, non sia il contenuto delle suggestioni di per se ad essere fondamentale, quanto quello che il soggetto, o meglio la sua mente inconscia “ci fa” con quelle suggestioni, ad esserlo; di seguito, ecco alcuni esempi di tecniche indirette:
Truismi: considerabili quali considerazioni banali, non confutabili che permettono alla parte logica, razionale del cervello, risiedente nell’emisfero sinistro, di abbassare il livello di guardia del suddetto. Una sorta di traduzione di come riceve il truismo, la parte sinistra del cervello, potrebbe tradursi sommariamente così “tutto quello che ho sentito fino ad ora è vero, anche il resto probabilmente lo sarà, posso rilassarmi”. Un esempio di truismo ideosensorio potrebbe essere “sai che i raggi del sole riscaldano e danno una sensazione di tepore”. Per ottenere una trance si possono utilizzare diversi truismi di seguito ed un comando alla fine.
Direttive implicite: costituita da tre parti; la prima riguardante il fattore temporale obbligato atto a prevedere una risposta comportamentale che confermi il buon fine della suggestione stessa. Esempio: Appena la tua mente inconscia capirà che puoi tornare fluidamente alla realtà, ti sveglierai rilassata e riposata. La seconda parte riguarda la suggestione di per se; e la terza ed ultima parte la risposta comportamentale. Esempio: Non appena tornerai a casa, sentirai una irrimediabile necessità di chiamarmi, e quindi lo farai.
Prescrizioni paradossali: la prescrizione del sintomo è una prescrizione paradossale e, viene utilizzata per aggirare le resistenze del paziente. Solo il fatto di prescrivere qualcosa, contribuisce a farne perdere la sua potenza originaria, in quanto quel “qualcosa” di incontrollabile, diviene oggetto di prescrizione e quindi controllo consapevole. Proprio in virtù di tale esperienza , il soggetto può acquisire un senso di autoefficacia, che alimenterà l’inizio di una strutturazione positiva del sé. Esempio: prescrivere al paziente di aumentare il numero di volte dedito al lavarsi le mani.
Utilizzo di metafore: la Metafora è uno strumento prezioso, essa riesce a rivolgersi sia alla mente Inconscia che a quella cosciente. Lavorando sulla mappa cognitiva del soggetto, ovvero disarcionando il modo di percepire la sua realtà, il terapeuta si “cala” nel mondo del paziente, parla il suo linguaggio ed arriva a far sì che questo ultimo lo possa riorganizzare creativamente. E’ quindi il suddetto uso metaforico, che stimola la persona ad avviare un processo di ricerca inconscia, utile per prendere le distanze dal vecchio modo di “abitare”la realtà.
L’afferrare l’essenza profonda della metafora, gli permetterà di esperire una sorta di insight, che si tradurrà anche in manifestazioni somatiche ad esempio. Modificando, attraverso questo lavoro, i parametri di riferimento, verranno a prodursi nuove associazioni, nuove possibilità di scelta.
Un esempio molto chiaro, esemplificativo e divertente dell’utilizzo della metafora in letteratura, viene riportato in quanto segue:
Una donna, in terapia per depressione, dopo l’ennesima litigata per l’invadenza con la quale il suo ex marito irrompe in casa, esclama “mio marito entra in casa come un treno”, il terapeuta opportunamente chiede “se lui è un treno, come descriverebbe sé stessa?”, la donna risponde “credo di essere una galleria”. Dopo aver discusso con la paziente questa immagine, il terapeuta torna a chiedere “e se potesse modificare tale immagine, quale altra sceglierebbe?”, la donna “probabilmente sarei un grosso masso sui binari”. Nella seduta a seguire, la donna molto più rilassata e serena esclama “sono riuscita a farlo deragliare”.
Chi di Noi non ha mai vissuto uno Stato d’Ansia perché in una particolare situazione, quale: il dover affrontare un compito, l’ottenere un buon risultato ad una prestazione, od altro? Chiaramente, vi è una distinzione tra stati d’ansia e di Angoscia; definibili quest’ultimi quali intensi sentimenti di ansia e/o apprensione, non semplicemente minacciosi, ma devastanti per chi li vive. Solitamente, una volta affrontato l’evento per il quale l’ansia era sorta, esso si affievolisce sino a scomparire.
Cause bio chimiche dell’Ansia
Una accreditata e recente ricerca, tra i cui ricercatori compare R. Pawlak, avrebbe scoperto che l’Amigdala, ovvero la sede delle Emozioni nel cervello e facente parte del Sistema Limbico, in situazioni e/o eventi stressogeni, reagirebbe incrementando la produzione di una proteina, la Neurospina; che a sua volta innescherebbe una cascata di eventi, atti a produrre un incremento dell’attività amigdalica stessa, tra cui quello legato all’attivazione di un gene, che, a livello cellulare, caratterizzerebbe la risposta allo Stress.
Lo studio Etologico, quindi comportamentale, basato su alcuni topi alle prese con un labirinto, ha dimostrato come, gli stessi topi, eviterebbero sotto stress, le aree del labirinto nelle quali non avrebbero dimestichezza. Però, quando le proteine in questione descritte sopra, vengono arrestate o per mezzo dei farmaci o per mezzo di una terapia genica; si è potuto dimostrare che i topi non dimostravano più quei tratti di ansia: in pratica,le conseguenze comportamentali legate allo stress, venivano azzerate.
Dal punto di vista Clinico, gli stati d’ansia, specie se cronicizzati, si strutturano in disturbi d’ansia. Brevemente, il DSM V, li ripartisce come segue:
Mutismo elettivo, Fobia specifica, Disturbo d’Ansia da separazione, Disturbo d’Ansia sociale, Disturbo d’Ansia da condizione medica, altro disturbo d’ansia specifico, Disturbo non altrimenti specificato, Disturbo da panico ed agorafobia.
Cause
Sono numerose le teorie atte a spiegare le cause della genesi dell’Ansia; alcuni studiosi privilegiano la componente psicologica: l’ansia sarebbe la derivante di conflitti psicologici già esistenti; altri la componente sociale: la famiglia, quale prima e fondamentale agenzia educativa e pedagogica, sarebbe responsabile di strutturare il temperamento del figlio; altri quella prettamente biologica.
Qui, la modificazione di alcuni Neurotrasmettitori (sostanze chimiche fondanti il sistema nervoso) quali Serotonina, Noradrenalina e Gaba (il più importante Neurotrasmettitore Inibitorio del Sistema Nervoso Centrale), provocherebbero a loro volta l’insorgenza dei disturbi psicologici.
L’Ipnosi trova ottimo impiego nel trattamento dei disturbi d’ansia. Una volta escluse, dopo accurata anamnesi del paziente, condizioni mediche importanti e/o sindromi a carattere psichiatrico, si cerca di affrontare l’ansia così come si presenta coi suoi correlati psicologici (senso di inadeguatezza, di fallimento, irritabilità, nervosismo, insicurezza etc…) e neurovegetativi (tachicardia, capogiri, aumentata sudorazione, aumento della frequenza respiratoria e cardiaca, etc…).
L’utilizzo della Ipnosi, negli stati e disturbi d’ansia, prevede inizialmente un training di rilassamento generale, in cui il soggetto possa esperire (come non riesce a fare da solo) sensazioni di benessere, leggerezza, positività. Questo “nuovo”esperire, può risultare davvero lo spartiacque tra presente, futuro e passato della storia del paziente; difatti egli ora sa che può riuscire a rilassarsi, grazie alla sua mente inconscia, e godere appieno di tale stato, di cui egli è il fautore ed unico protagonista.
Successivamente, il terapeuta può utilizzare, tra le Suggestioni, Metafore, Immagini, Suoni, Evocazioni di odori, sapori (secondo il canale sensoriale utilizzato preferibilmente dal soggetto); quelli maggiormente adatti a quel, e solo quel paziente: in base alla sua storia personale e background personologico ed esperienziale. Queste induzioni, che iniziano dal far raggiungere uno stato di rilassamento generalizzato, per affinarsi progressivamente e divenire contenutisticamente “tagliate su misura” per la persona; permettono il dispiegarsi di miglioramenti sia a livello della Psiche (in quanto fanno familiarizzare col paziente il saper allontanarsi adattivamente dalle preoccupazioni ed emozioni negative), che del Soma.
Infatti in questo contesto, viene ad attivarsi il Sistema Nervoso Periferico parasimpatico, la cui funzione, è quella di rallentare, inibire le attività degli organi del sistema nervoso. Se questo sistema si può volgarmente definire del “riposa e digerisci”; quello simpatico “fight or flight” del “attacca o fuggi”). Man mano che il soggetto riesce a godere di questi stati di benessere, ed acquisire fiducia in se, nelle proprie capacità e nella propria mente Inconscia, grazie ai sentimenti nascenti correlati ai suggerimenti di suggestioni ipnotiche; quelli post ipnotici (dopo l’induzione), completeranno la seduta.
Un esempio di quanto scritto sopra?
Un paziente che, in seguito agli stati ansiosi provati, vivrà Un senso di nausea allo stomaco, ad esempio potrà trovare giovamento nel visualizzare (appurato essere quello visivo, il canale sensoriale da lui maggiormente utilizzato e nel quale si trova “più a proprio agio”) attraverso le suggestioni ipnotiche del terapeuta, delle zavorre sul proprio stomaco, sollevarsi da esso, magari attaccate a delle mongolfiere che si alzano pian piano per stagliarsi nel cielo primaverile dall’azzurro intenso. Le zavorre attraccate alle mongolfiere, saranno sempre più lontane dallo stomaco del paziente, ed egli starà sempre meglio.
Il termine Metafora è di derivazione greca: meta (sopra) e phoren (trasportare da un luogo ad un altro). I livelli delle metafore sono due: il primo riguarda l’esplicito contenuto della storia, il secondo della storia stessa ne custodisce il significato implicito, spesso il più importante, la cui ontologia ed essenza viene “captata” ed elaborata dall’inconscio per utilizzarla nel modo più funzionale e terapico per quel determinato soggetto.
In terapia, più la metafora è meno immediatamente comprensibile (=maggior tensione) e più assurge al proprio compito evocativo, curativo. Versus, minore è la tensione, quindi più elevata è la sua comprensibilità dalla parte conscia, e meno sarà “potente” il suo effetto; tale processo appena descritto è conosciuto col nome di Isomorfismo.
L’isomorfismo deve essere attinente con la problematica portata dal paziente, ma non deve essere di facile traduzione dallo stesso. Se tutti gli elementi della storia creeranno la “giusta tensione” il soggetto (secondo M. Erickson) non dovrà conoscere il significato implicito della metafora stessa, in quanto l’inconscio ci penserà da sé attraverso un processo trasderivazionale.
Colui che ascolta la narrazione della storia, aziona ad opera dell’inconscio una ricerca associativa, allontanando così la sclerotica rigidità delle categorie concettuali, ed aumentandone la flessibilità strutturale. Con ciò vi è l’abbattimento di abituali schemi di riferimento, o perlomeno il loro depotenziamento, e dall’altro vi è un ampliamento di orizzonti dall’atteggiamento di nuova propositività esplorativa, che la stessa funzione metaforica appunto esercita.
Vi sono nella storia voluti errori logici in quanto questi ultimi stimolano ed elicitano la ricerca dell’adeguato referente. Esempi tipici di tutto questo sono: I cambiamenti dei contesti di significato, l’Antropomorfizzazione di oggetti, situazioni, animali, la Violazione di norme restrittive. Se si legge o si ascolta, ad esempio, che un masso trasmette energia negativa a ciò che lo circonda, per liberarsi dal dolore, la parte logica di noi “non ci sta”, si ribella a questo contenuto, e mette in moto dei processi per cercare il referente adatto: cosa rappresenterà veramente quel masso?
Il linguaggio della Metafora consta di elementi linguistici quali le Nominalizzazioni, i Verbi non specificati, la Mancanza di indice referenziale, Operatori modali e Specificazione dei termini sensoriali. La costruzione delle frasi avviene attraverso l’impiego di truismi, ossimori, non sequitur, suggestioni, rinforzi e ridefinizioni dell’Io, postulati convenzionali e causa-effetto lineare.
L’ambito applicativo delle Metafore è veramente eterogeneo ed è utile per fronteggiare emozioni limitanti e/o loro definizione, per il miglioramento della qualità di vita di coppia, per l’aumento della efficacia prestazionale sul proprio lavoro ad esempio.
Il disturbo Post Traumatico da Stress, che nel DSM V compare nella sezione “Disturbi correlati a stress o trauma” (DPTS), è un disturbo di ordine psichiatrico che si manifesta solitamente dopo che il soggetto abbia esperito un evento di origine traumatica o ne sia stato testimone. Anche il vivere percependo la propria vita sotto scacco o minacciata, ed in pericolo, può contribuire all’insorgere di tale disturbo, Per eventi traumatici si fa riferimento ad incidenti gravi, alle calamità naturali, agli attacchi terroristici, alle violenze psicologiche e fisiche ai danni della persona quali sevizie, torture, abusi e stupri.
Le caratteristiche distintive di questo disturbo gravitano attorno allo evitamento in quanto la persona evita per l’appunto eventi e/o situazioni che si possono associare direttamente o meno al trauma; alla intrusione di pensieri, idee, associazioni con tale evento traumatico;alla eccitazione, difatti il soggetto esperisce sentimenti eccitatori e/o di vigilanza accentuata che non erano assolutamente presenti prima del trauma.
Questo aspetto racchiude a sua volta una costellazione di sintomi come ad esempio l’Iper vigilanza sopra menzionata, l’Iperattività, la difficoltà a concentrarsi nelle diverse attività quotidiane, scatti di ira e/o di irritabilità generale; difficoltà ad addormentarsi e ad avere un sonno ristoratore.
Vi è poi un parterre di sintomi attivati dal Sistema Nervoso Periferico, specificatamente simpatico (neurovegetativo) consistente in: accelerazione del battito cardiaco e del respiro, sudorazione nei casi in cui il soggetto venga a trovarsi in situazioni che “richiamano” (direttamente e non) quella traumatica pregressa.
Capita che molto tempo dopo, anche anni, nel soggetto si sviluppino anche altre patologie, come ad esempio stati depressivi, scarsa od azzerata motivazione e concentrazione, ossessioni, attacchi di panico, amnesia e dimenticanza, stati di nervosismo, di paura ed ansia, così come di vergogna, imbarazzo e senso di colpa; non da ultimo l’attivazione di meccanismi difensivi quali la rimozione o dissociazione per “soffrire” meno; il distacco e l’essere emozionalmente anestetizzati, ne sono un chiaro esempio.
Dal punto di vista biochimico, numerosi studi condotti su tale disturbo, hanno evidenziato come sarebbe presente in tali soggetti affetti, una permanente concentrazione di Glutammato, il più importante neurotrasmettitore eccitatorio del Sistema Nervoso Centrale, che nasce fisiologicamente ed adattivamente in risposta allo Stress, ma che dovrebbe altrettanto adattivamente ritornare alla normalità, una volta passato e superato l’evento stressante. Sempre secondo molteplici studi, vi sarebbero dei cambiamenti neurobiologici, causati dalla presenza, nel Sistema Nervoso Autonomo, di anomalie di alcuni ormoni chiave nella risposta allo stress. Il cortisolo, sarebbe appunto uno di quest’ultimi e, sarebbe presente secondo concentrazioni minori rispetto alla norma; la noradrenalina invece, in concentrazioni maggiori. Anche a livello tiroideo, possono insorgere dei problemi.
A tutto questo sopra descritto, si accompagnerebbero talvolta, disturbi a carico dell’apparato gastro intestinale, algie al petto, sensibilizzazioni in diverse parti del corpo, giramenti, mal di testa e problematiche a carico del sistema immunitario.
Nelle persone affetta da DPTS, il circuito “trauma-processo del pensiero ad esso correlabile, rimarrebbe perennemente attivo.
L’impiego della Ipnosi, proprio per la sua peculiare caratteristica di comunicare e rivolgersi alla mente inconscia del soggetto (siamo costituiti difatti da quella Inconscia e da quella Conscia), agevola notevolmente la nascita di sentimenti positivi, quindi adattivi; permette la riduzione dell’Ansia; favorisce una sorta di de sensibilizzazione dei presenti sentieri neurali collegati al trauma per crearne altri di nuovi, liberi da condizionamenti dall’evento traumatico stesso: ciò inevitabilmente porta come conseguenza prima, la corrispettiva diminuzione dei pensieri intrusivi legati al trauma ed infine essa si adopera per fare in modo che il soggetto possa “ritornare” alla vita nella sua quotidianità normale.
L’ International Association for the study of pain (1986), sulla definizione di dolore recita così “esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole, associata a danno tissutale in atto e potenziale, o delineata in termini di danno…un’esperienza individuale e soggettiva, a cui convergono componenti puramente sensoriali, inerenti al trasferimento dello stimolo doloroso dalle periferie alla struttura centrale e, componenti affettive ed esperienziali che modulano con modalità importanti quanto si è, per l’appunto percepito”.
La comprensione dell’argomento “Dolore” si può affrontare dal punto di vista clinico, e dal punto di vista eziopatogenetico; ovvero relativo allo studio delle cause e dello sviluppo della patologia.
Dal punto di vista clinico, il Dolore può essere definito quale un sintomo frequente e trasversale; fondamentale per diagnosticare la fase iniziale di una malattia e, come fattore prodromico (ovvero contenente segnali anticipatori) di evoluzioni più o meno positive del decorso della malattia stessa.
Sinteticamente, sempre dal punto di vista clinico, il dolore può essere così tripartito:
- Dolore cronico: allerta il soggetto che è presente una lesione tissutale, è generalmente localizzato e spesso diminuisce dopo alcuni giorni;
- Dolore cronico: solitamente caratterizzato dalla persistenza dello stimolo dannoso e/o da situazioni di auto mantenimento tali da far perdurare la stimolazione dolorosa. A questa tipologia di dolore si associano anche severe componenti di ordine psicologico, relazionale ed emozionale, le quali condizionano a loro volta le prestazioni sociali e fisiche del soggetto;
- Dolore procedurale: questa tipologia di dolore si accompagna a svariate indagini sia in senso terapico che diagnostico e, si riferisce, proprio per tale premessa ad un evento altamente temuto; quindi di per se stressogeno. Esso condiziona altamente anche la qualità della cura ricevuta e della vita in generale. Ad oggi sono a disposizione molteplici interventi di carattere farmacologico e non.
Dal punto di vista eziopatogenetico, il dolore si può suddividere in:
- Nocicettivo: il dolore viene attivato direttamente dai recettori della nocicezione; intesi quali terminazione nervose sensibili agli stimoli dolorosi, principalmente a livello cutaneo, in vasi sanguigni, mucose, tendini ed ossa;
- Neuropatico: da interessamento del Sistema Nervoso Centrale e di quello periferico;
- Misto: dalla presenza di tutte le componenti precedenti.
L’Ipnosi è quasi sicuramente la più antica forma di psicoterapia conosciuta: Mesmer difatti, con i suoi innumerevoli esperimenti sul Magnetismo animale nel XVIII secolo, fa da apripista allo sviluppo della stessa: il controllo del dolore, trova ragion d’essere nelle applicazioni mediche dell’Ipnosi, grazie anche alla comprensione di determinati meccanismi neurofisiologici di base, a loro volta resi evidenti dalla sempre più elevata modernizzazione di tecniche di Neuroimaging (pet, risonanza magnetica funzionale, spet….).
Anche lo sviluppo della Nuova Ipnosi, ovvero quella Neo Ericksoniana, per dirla in altri termini naturalistica: utilizzatrice pertanto di risorse e caratteristiche personologiche già presenti nel background del soggetto da un lato; e l’utilizzo delle sofisticate Tecniche Ipnotiche Indirette, ad essa abbinabile, dall’altro contribuiscono largamente alla costruzione delle coordinate della ipnoterapia stessa.
L’odierna Neuropsicologia definisce l’Ipnosi, più che come uno stato naturale di alterazione della coscienza, come un processo dinamico a più fasi. L’induzione (prima fase) prevede che l’attenzione del soggetto da ipnotizzare divenga focalizzata verso il suo interno, escludente quindi qualsiasi altro stimolo sensoriale esterno. Nella seconda fase il soggetto “adempie” acriticamente alle suggestioni del terapeuta (di rilassamento, piuttosto che di sonnolenza od altro…); in altre parole si “lascia andare”, sviluppando quello che comunemente è definito come stato di trance.
Ciò che nella prima fase era stato particolarmente sollecitato, trattasi in sostanza delle funzioni razionali dell’emisfero sinistro; ora nella seconda fase le stesse vengono inibite, come se il soggetto “adoperasse”i sensi e la mente dell’ipnotista. Nella terza ed ultima fase, ancora una volta le funzioni emisferiche sinistre “addormentate”, permettono l’esplicarsi della epifania (ovvero della espressione dei fenomeni) e della risposta comportamentale ipnotica.
L’essere in Ipnosi, è una condizione altamente duttile dal punto di vista cognitivo; per cui in realtà il riassetto delle funzioni cognitive non sono intese in senso globale, bensì focale: coinvolgono quindi un emisfero piuttosto che un altro, attivano od inibiscono l’uno o l’altro in correlazione al “Task”, al compito richiesto contingentemente.
Riassumendo, quando veniamo a contatto con un fenomeno e/o evento doloroso, le strutture prime, deputate ad intervenire sono i Recettori. Essi si trovano a livello della cute così come a livello di muscoli, organi ed ossa; queste strutture trasmettono le sensazioni al midollo spinale ed al cervello.
I sistemi del controllo del dolore sono multipli, organizzati gerarchicamente e flessibili e, vengono attivati a livello periferico o centrale in concomitanza di suggestioni ad hoc, le quali possono incidere sulla modulazione ipnotica del dolore.
Gli Ipnotisti solitamente utilizzano tre tipi di procedure per sviluppare Analgesia Ipnotica:
- Suggestione diretta: l’ipnotista suggerisce al paziente che la sensibilità di quella parte del corpo dolente è completamente insensibile;
- Suggestione implicita: l’ipnotista racconta al paziente che la sensazione della parte del corpo dolente è simile a quella che potrebbe scaturire dal contatto col ghiaccio, mentre magari lo si toglie dal parabrezza in una giornata d’inverno;
- Distrazione e spostamento: il soggetto viene distolto per fare in modo che possa catalizzare la sua attenzione su di una altra parte del corpo, in origine “neutra”, ovvero libera dalla percezione e sensazione del dolore. Le medesime strutture atte al controllo del dolore, sarebbero le stesse deputate alla loro modulazione in termini cognitivi, ipnotici,,(Beyron et. Al, ’02); fermo restando che la dinamica di tali meccanismi è molto complessa.
Concludendo: alcuni studi mettono il luce che l’Ipnosi possa “silenziare” la trasmissione del dolore a livello spinale; altri invece affermano il coinvolgimento del sistema nervoso centrale. I centri cerebrali deputati a far avvertire la sofferenza, verrebbero in qualche modo “isolati dal resto”: prove empiriche difatti, dimostrano che i parametri fisiologici del dolore (ad esempio l’accelerazione del respiro o l’intensificazione del battito cardiaco), possono permanere inalterati quando il soggetto, sotto Ipnosi, non avverte il dolore.
Le stesse suggestioni quindi, oltre ad avere la funzione di attivare centralmente e perifericamente i sistemi multipli del controllo del dolore; manipolerebbero in maniera altamente selettiva le diversi componenti di cui l’esperienza dolorosa è composta e caratterizzata.
Solitamente si definisce un fumatore, specie se accanito, una persona “dipendente” dalla nicotina. Perché si utilizza la denominazione “dipendente”?
Per tre aspetti sostanzialmente, tra loro correlati: primo aspetto: riguarda la dipendenza di ordine fisico procurata dalla stessa nicotina; il secondo aspetto: riguarda la dipendenza psicologica. Per il fumatore, il tabacco diviene il “compagno” insostituibile che lo accompagna nella quotidianità. Il terzo ed ultimo aspetto riguarda la dipendenza socio-comportamentale; il tabagismo gode dell’appoggio e quindi dell’accettazione sociale. Anche la pubblicità ed i media, così come il gruppo di appartenenza per i più giovani, esercita una pressione di tipo ambientale sul soggetto.
Generalmente una persona continua a fumare per i seguenti motivi: per piacere, per il rilassamento che ne deriva, perché aiuterebbe la concentrazione sul lavoro, per la dipendenza dalla nicotina, per paura che una volta smesso si possa divenire depressi, irritabili, suscettibili e perché si ha la convinzione che fumando moderatamente non si possa incorrere in rischi seri. Chiaramente una persona non nasce “dipendente da”, ma lo diviene; ed è a livello di questo circuito che si dovrebbe intervenire per spezzarlo efficacemente da un lato; e dall’altro rinforzare quello della ricompensa: nel quale, attraverso manovre terapeutiche ipnotiche, si fanno intervenire fattori altri nella vita del soggetto, positivi, che possano fungere da scambio equo.
La perdita della dipendenza dal fumo di per se, deve necessariamente essere sostituita con qualcosa di diverso, dal pari od addirittura superiore significato e valore, onde scongiurare nel lungo periodo crisi di astinenza (che, se inizialmente, sono fisiologiche e pertinenti) e quindi rischi di ricadute.
Il percorso psicoterapico è molto complesso e delicato e, l’aspetto motivazionale gioca un ruolo vitale: è fondamentale, oltre alla raccolta della anamnesi del soggetto (che significato da al fumo, quali i vantaggi secondari, quale l’età di esordio, le motivazioni dell’inizio, la storia familiare, la frequenza, se ha già tentato di smettere, quanto si allargono al massimo i periodi in cui è riuscito a non fumare, come si attivano le dinamiche che precedono la ricadute e da coso sono caratterizzate, se vi sono cioè degli elementi ricorrenti che ricompaiono ogni volta prima della ricaduta stessa…), quantificare quelle che sono le tre componenti primarie dell’atto del fumare, ovvero: la componente da dipendenza farmacologica, quella da risposta ansiolitica ed antidepressiva alle situazioni stressanti ed infine quella prettamente comportamentale e gestuale.
Difatti, questi esami inerenti alle caratteristiche del fumo, possono chiarire e far emergere importanti aspetti della personalità del fumatore e “rituali”, tali da poter condizionare negativamente l’Ipnosi e le tecniche cognitive comportamentali di attivazione e di appoggio che ad essa come corollario si possono ivi associare.
Brevemente queste si possono tradurre nell’acronimo RIDE, ovvero: Ritirare, decidere di rimandare il tempo di accensione della sigaretta, controllando anche a cascata l’ansia ed il disagio; Involarsi, ovvero scegliere un luogo il più possibile neutro, fino a che la necessità ed il desiderio del fumo possano diminuire; Distrarsi, ovvero impegnarsi a fare altro, volgendo la mente a situazioni più piacevoli od impegnandola in attività sostitutive; Evitare, ovvero decidere momentaneamente di eludere situazioni troppo complesse da gestire senza sigaretta, per affrontarle successivamente quando le risorse saranno sufficienti; tali tecniche possono raggiungere la massima efficacia se somministrate durante la seduta di Ipnosi stessa, anziché come ausilio.
L’ipnositerapia è un intervento di elezione per raggiungere la disassuefazione dal fumo, riducendone la sindrome di astinenza, per modificare radicalmente od inibire abitudini e componenti legate al tabacco; e può fungere anche da psicoterapia breve per affrontare la costellazione di sintomi fisici e psichici presenti in questa tipologia di dipendenza.
Dopo aver indotto nel soggetto la Trance Ipnotica, l’Ipnotista utilizza suggestioni che sono diverse l’una dall’altra secondo il contenuto che si intende trasmettere. Indicate per questa problematica sembrerebbero essere quelle ristrutturanti in senso positivo: esse pongono l’accento sui vantaggi nascenti che si possono ottenere dalla avvenuta astensione. Utili anche quelle a finale aperto, perchè si adattano all’esperienza di vita del soggetto e per questo altamente individualizzanti.
Alcune declinazioni dell’Ipnosi ad esempio, quali la Proiezione nel Futuro (“come si vede nel soggetto nei tempi futuri senza sigaretta?”), l’Ipnoanalisi (ovvero il comprendere le cause del problema chiaramente sotto seduta di Ipnosi), le rivivificazioni d’età (intesa come il rivivere vivamente determinati eventi cruciali con i suoi correlati psicologici, somatici ed emotivi), possono essere impiegate parimenti, magari quali integrazioni per ottenere l’astensione dal fumo.
Ed ora per concludere un test che potrebbero dare qualche feed back aggiuntivo per coloro i quali volessero comprendere maggiormente la loro “relazione” con il fumo:
Quale è il tuo grado di dipendenza dalla nicotina?
Test di Fagerstrom
domande | risposte | punti |
1 – Dopo quanto tempo dal risveglio accendi la prima sigaretta? | Entro 5 minuti | 3 |
Entro 6-30 minuti | 2 | |
Entro 31-60 minuti | 1 | |
Dopo 60 minuti | 0 | |
2 – Fai fatica a non fumare in luoghi in cui è proibito? | ||
3 – A quale sigaretta ti costa di più rinunciare? | A quella del mattino | 1 |
A tutte le altre | 0 | |
4 – Quante sigarette fumi al giorno? | 10 o meno | 0 |
01/11/20 | 1 | |
21-30 | 2 | |
31 o più | 3 | |
5 – Fumi più frequentemente durante la prima ora del risveglio che durante il resto del giorno? | sì | 1 |
no | 0 | |
6 – Fumi anche quando sei così malato da passare a letto la maggior parte del giorno? | sì | 1 |
no | 0 | |
Un punteggio da 0 a 2 indica lieve dipendenza, 3 o 4 media dipendenza, 5 o 6 forte dipendenza, da 7 a 10 dipendenza molto alta.
Da inserire qualche riga sul circuito neurobiologico della dipendenza, quindi anche quella della dipendenza dalla nicotina?
Hai bisogno di una videoconsulenza?
Terapia e ipnosi anche a distanza per facilitare l’accessibilità al servizio. Contattami per maggiori informazioni e per richiedere un primo appuntamento.
Studio Elena Furlan
- Via Giudecca 4/b - Mirano (VE)
- 3663491879
- info@elenafurlan.it
- ElenaFurlanPsicoterapeuta